Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog
vogliosolodareUN'occhiata

consumismo ossessivo compulsivo

vienna advisor

vienna advisor

Guardo Sara per cercare conferma nei suoi occhi: perchè questi tre continuano a dire rock in ring, rock in park, rock di qua rock di là, visto che stiamo andando a Vienna per cenare allo Stomach?

E poi la tiritera del Calo sull'archiviazione dei file musicali, ordinati per album o per artista, che se poi è un album doppio non ci si salta più fuori, figuriamoci se l'album è triplo. Ci sarà, no, un tutorial su yutube su come archiviare gli mp3? Come dici, Guallo? È sul canale di Calorosi emmepitreoftheworld? Ah, questa era la 18a puntata?

Scambio uno sguardo rassegnato con Sara e mi immergo nella lettura della “Mainardi 2015 – Il ravanello balsamico”, la guida dei ristoranti con gli chef più fighi d'Europa, sognando di essere allo Stomach di Vienna per assaporare le prelibatezze dello chef (e non parlo necessariamente di cucina).

Appena arrivate a Vienna ci rendiamo conto che l'impresa sarà più ardua del previsto. Qua sembra che tutti vogliano raggiungere una certa isola in mezzo al Danubio e parlano dei mezzi più improbabili: bicicletta, pattini, risciò, canoa. Alla fine, grazie al mio potere subliminale li convinco ad andare a piedi. A me e a Sara la passeggiata serve per esplorare la zona e passare casualmente davanti allo Stomach. Purtroppo lo troviamo chiuso. Mannaggia alla festa della Repubblica, si stava meglio sotto all'imperatore. Tantovale vedere che c'è su quest'isola.

Qui incontriamo fauna strana, indossano tutti delle magliette con un sacco di date sopra e ognuno di loro regge una caraffa piena di birra. Sul palco c'è un tizio che canta Ghostbuster of Puppets, e un sacco di laser e fuochi d'artificio si levano nella notte. Il programma prevedeva anche il lancio di palloni colorati ma gira voce che il tizio sul palco abbia stretto un accordo commerciale con un certo G. Simmons per rivenderli facendo la cresta sul fornitore.

Secondo giorno. Forse non è stato tutto inutile. Forse a qualcosa è servito seguire questo sconsiderato trio (si fanno chiamare i Black Kalzamaglia, ma credo che gli starebbero meglio le pantofole dei leggins) su questa isola che più che nel Danubio sembra immersa nella palude del sud del Vietnam. 40 gradi all'ombra e zanzare grosse come camionette della polizia. Ah no, son proprio camionette.

Sul palco mi si palesa la visione più celestiale del Festival, lo riconosco, è il cantante dei Triggerfinger, aka Ruben Block, aka “l'uomo per me”. L'ho visto spesso nei miei sogni, e le mie tette, troppo strette nel reggiseno, implorano di essere liberate. Sulle note di Cherry pratico la “Mossa dello Sgancio con le Cinque Punte delle Dita”, o “Garuffina rovesciata”, e roteo il wonderbra in aria, cancellando ogni dubbio sulla reale utilità delle 14 lezioni di tiro con l'arco prese l'estate scorsa. Il reggiseno vola inesorabilmente verso il centro del palco dove però si trova il batterista, che lo prende al volo con la punta della bacchetta e mi guarda lascivo leccando il ride. Sara mi trascina via prima che la situazione diventi più accaldata di così. In oltre abbiamo una missione da compiere. Urge riunione strategica.

Terzo giorno. “Sara, questi tre sconsiderati metallari sono alla frutta. Se li facciamo camminare mezz'ora sotto il sole cocente vedrai che li stendiamo e la facciamo finita con 'sta storia del festival rock che ormai non abbiamo più l'età.” “Ok, Chiara. Io penso al Calo, che ho due o tre argomentazioni su cui fare leva per distrarlo, tu occupati degli altri due”.

Mentre Sara irretiva Alberto con suadenti promesse sessuali io annientavo gli altri due, lasciandoli sanguinanti e doloranti su una panchina del parco.

Finalmente siamo libere di raggiungere il nostro obiettivo. Entriamo allo Stomach con la scusa di essere alla ricerca di una Sachertorte ed ecco che una luce illumina la stanza. Quella che esce dalla cucina è la figura umana più perfetta che abbiamo mai visto. Bello come un angelo, perverso come il demonio. L'immagine che si palesa davanti a lui invece è quella delle nostre mascelle che si schiantano sul pavimento. Non so come, ma riusciamo a fargli capire che vogliamo la sua torta. Lui ce la serve in un piatto di ceramica. Si prodiga poi a montare la panna, sbagliando decisamente complemento oggetto. Usciamo dallo Stomach convinte che gli 800 km percorsi per visitare questo ristorante siano il minimo tributo che si possa porgere a questo uomo e ai suoi tatuaggi. Anche questa volta la "Ravanello balsamico" ha dato prova di essere la migliore guida gastronomica di tutti i tempi. Applichiamo l'adesivo “Mainardi approved” sulla vetrina e torniamo dai Black Kalzamaglia.

PS: ci sarebbe una postilla da fare a questa recensione, che riguarderebbe una certa cosa che il Phante dice di aver visto: un ammiccante occhiolino strizzato dallo chef dello Stomach nei confronti del Calo, che rinvigorito dalle promesse ardite di Sara, si è presentato al ristorante con una stella disegnata in volto pronunciando la parola Kiss. Ma a noi (a me e a Sara) piace pensare che si sia trattato di un effetto collaterale di una certa puntura d'insetto che il Phante si è ritrovato sull'avambraccio, che non abbiamo capito che insetto era.

Condividi post
Repost0
Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post